Dribbling: esistenza e futuro del calcio

Per un attimo proviamo a immaginare un futuro dove non esistono più giocatori in grado di dribblare…

Per un attimo proviamo a immaginare un futuro dove non esistono più giocatori in grado di dribblare, cosa può succedere al calcio? Dribblare è superare l’avversario rimanendo in possesso palla, ma non è il significato che ci emoziona, tanto quanto ogni volta che un giocatore lascia sul posto il suo avversario è come un pugile che riesce a colpire senza che l’altro riesca ad alzare la guardia, anche se non va ko. Chi va per dribblare si assume una responsabilità per sé e per i suoi compagni, spesso criticato ma alle volte celebrato, “croce e delizia” del calcio. In quel momento di massima espressione tecnica ci si sente come un generale che sta portando i propri soldati in battaglia, la sua battaglia e devi essere convinto di vincerla, come il giocatore è convinto di superarlo, allora si verrai ricordato.

Come Diego Armando Maradona che nei quarti di finale di Messico 1986 contro l’Inghilterra stava portando sul tetto del mondo la sua Argentina con il suo gol che racchiude l’emblema del dribbling.

Come il cigno di Utrecht Marco Van Basten che con la sua leggerezza nei movimenti e nel dribblare era una vera poesia.

Come Lionel Messi che è talmente veloce e tecnico che non sai se le sue “sinapsi” siano bioniche o naturali.

Allenatori di tutto il mondo, lasciamo che ogni giocatore, piccolo o grande che sia, liberi la fantasia e la creatività nel dribbling perché dentro ognuno di loro c’è il futuro del nostro amato calcio.

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